Un’analisi linguistica svela la vera anima del Movimento.
Sta sollevando molto clamore la consultazione online del Movimento 5 Stelle, circa la decisione di concedere o negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Salvini.
È una cosa di cui stanno parlando tutti i giornali, non ti racconto la vicenda perché credo che tu la conosca.
**Ancora una volta nelle righe di questo blog ti avverto che non mi interessa la tua idea politica e non mi interessa parlare di politica. In questo blog si parla di Comunicazione Strategica e la politica è un terreno fertile per l’argomento. Quindi prendo in prestito gli eventi, anche della politica, per parlare della comunicazione. Lo dico per tutti i tifosi fanatici con il cervello fritto e gli occhi insanguinati**
Dicevo, la vicenda sta facendo discutere (oltre che per la questione in sé) soprattutto per la forma.
Infatti i rappresentanti del Governo 5 Stelle hanno deciso di rimettere la decisione alla base, organizzando un referendum online, una votazione sul sì o sul no.
Leggendo il testo che spiega la votazione, pubblicato sui siti ufficiali del Movimento, qualche considerazione va fatta.
Ti basti pensare che lo stesso Beppe Grillo lo ha sarcasticamente criticato, twittando così
Ma veniamo alla parte succulenta.
In molti si stanno domandando questo:
i capi dei 5 Stelle stanno cercando di influenzare il voto degli attivisti?
Secondo te?
Facciamo una veloce analisi.
Ecco il quesito sul quale i militanti 5 Stelle devono esprimersi:
Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per
redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un
interesse dello Stato?
– Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere
– No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere
La prima cosa che salta all’occhio è ciò che critica Grillo, per dire “no” devi dire “sì”…
Il Corriere della Sera, in un interessante articolo che ti invito a leggere si esprime così:
«Il quesito sembra formulato per spingere i votanti a scegliere il Sì (e dunque il no all’autorizzazione a procedere, con un’inversione rispetto alla domanda che tutti logicamente si pongono); non solo per come è stato ideato, ma anche per le argomentazioni riassuntive che precedono la domanda».
Ti dirò, secondo me, la parte più interessante non è nemmeno nell’inversione sì/no, quella è roba da bambini. Ma è proprio nelle premesse e nella formulazione della domanda.
Nella domanda, infatti, non è stato inserito un elemento basilare:
i giudici, cioè, ritengono che nel trattenere 177 persone il Ministro dell’Interno abbia commesso un reato, cioè non abbia rispettato la Legge. Questo è un dato di fatto: alcune leggi sembra siano state violate. Perciò la Magistratura chiede di poter indagare.
Su questo concetto non c’è da discutere.
Quello che invece bisogna discutere (e decidere) è:
questo presunto reato era giustificato da un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” o da un “preminente interesse pubblico”, come recita l’articolo 9 della legge costituzionale che regola i processi ai ministri?
Dal quesito dei pentastellati sono sparite le espressioni “costituzionalmente rilevante” e “preminente”.
Invece si usa e si mette in rilievo la parola ritardo, “il ritardo dello sbarco”, che suona molto di “eufemismo”, di alleggerimento.
Mi spiego con un esempio.
Mettiamo che sei a casa di una persona e lei chiude la porta a chiave. Tu vorresti uscire ma questa persona te lo impedisce. Ti offre viveri, ti lascia accomodare sul divano, ti fa usare il bagno, ma ti impedisce di uscire. La Legge sembra dire che sia un tuo diritto andartene, ma lui te lo impedisce. Poi a un certo punto, quando lui decide, ti apre la porta e ti lascia uscire.
Ti sembra che abbia solo “ritardato la tua uscita” o abbia fatto altro?
Per questo quella scelta linguistica, seppur formalmente corretta, mi puzza tanto di eufemismo.
Poi nel quesito scrivono il presunto motivo di questo “ritardo”: per redistribuire i migranti nei vari paesi europei.
Che mi ricorda molto una tecnica linguistica chiamata “misdirection“, un trucco usato per distogliere l’attenzione.
Anche qui mi spiego meglio: potrebbero esserci altri motivi che hanno spinto il Ministro a impedire lo sbarco? Un fine politico personale, per esempio?
Tutte le opzioni scompaiono alla nostra vista. Vediamo solo gli altri paesi egoisti dell’Europa. Il motivo era certamente redistribuire i migranti nei vari paesi europei. Non ci è dato dubitarne.
Infine c’è l’ultimo passaggio del quesito, tutto questo: è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?
Anche qui il mio sesto senso si agita un po’.
Con l’uso di queste parole meravigliose (tutela, interesse, Stato) non è che si vuole spingere sulla connotazione positiva della questione?
Anche perché mi sorge una domanda: se si fosse permesso alla nave di sbarcare subito, secondo la legge, non si sarebbero potuti tutelare lo stesso gli interessi dello Stato?
I giudici che hanno chiesto l’autorizzazione a procedere vogliono verificare se le motivazioni di Salvini, ad agire in quel modo, fossero così importanti e di tale rilievo nazionale da motivare un comportamento che il tribunale considera illegale.
Nota la differente sensazione che crea una domanda posta in maniera diversa:
Autorizzi la magistratura a verificare se le motivazioni del Ministro fossero di tale rilievo nazionale da giustificare un comportamento che il tribunale considera illegale secondo le Leggi della Repubblica?
- Sì
- No
Ed è una versione, ti assicuro, piuttosto neutra.
Ti ripeto per l’ennesima volta, perché so quante persone stanno saltando sulla sedia leggendo questo articolo, non me ne frega niente di Salvini, Di Maio e la Nave Diciotti!
Ha fanno bene? Ha fatto male? Non lo so e non mi interessa.
Quello di cui si discute qui è un’altra cosa. Si parla di Comunicazione Strategica, che oggi nella politica è usata sempre più frequentemente… ma non per forza in maniera etica, capace e professionale.
Filippo Mora
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